14.08.2025

Cos'è ChatGPT Agent e come funziona

Cosa sono i ChatGPT Agents? Un approfondimento sulla nuova frontiera lanciata da OpenAI, con assistenti che implementano i task reali, senza codice.

Cos'è ChatGPT Agent e come funziona

C’è una data che andrebbe segnata sul calendario. Il 17 luglio 2025, OpenAI ha annunciato il lancio degli Agents di ChatGPT, una nuova funzionalità destinata a cambiare radicalmente il modo con cui ci si interfaccia con l’intelligenza artificiale.

Non si tratta più soltanto di compilare form volti alla generazione di testi di varie tipologie. Gli Agent sono veri e propri assistenti virtuali, in grado di lavorare in autonomia, una volta ricevute le indicazioni da parte dell’utente. Il risultato è un’ottimizzazione e automatizzazione di flussi di lavoro complessi, senza scrivere una riga di codice.

Al momento questa funzione innovativa è disponibile unicamente per gli utenti abbonati ai piani Pro, Plus e Team; non è quindi disponibile in maniera gratuita.

Rappresenta però un primo passo verso una direzione futura ben precisa e che dunque è già in atto: mettere a disposizione di ogni professionista un proprio “AI operativo” che non si relazioni in maniera generica, ma su misura. L’AI sta quindi sempre più andando verso la personalizzazione.

Cos’è Chat GPT Agent?

Ma cosa sono gli Agents di ChatGPT? Parliamo di funzioni di intelligenza artificiale generativa che integrano la navigazione automatica sul web – in modalità di Operator, dunque – a quella di Deep Search: una ricerca avanzata strutturata in più step.

OpenAI li definisce, nella sua pagina ufficiale, in questo modo:

“un ponte tra ricerca e azione. ChatGPT ora pensa e agisce, scegliendo in modo proattivo da una casella degli strumenti di abilità agentiche per completare le attività per conto tuo utilizzando il sistema in cui è integrato.”

Gli Agents si rivelano una delle evoluzioni più rilevanti nel campo dell’intelligenza artificiale generativa, anche perché danno forma a qualcosa che fino a ora era implicito e abbozzato, ma già si stava definendo, negli abbonamenti a pagamento.

Questo perché se nelle soluzioni free non è possibile “addestrare”, o almeno non pienamente, il proprio chatbot, la stessa cosa non si può dire per le versioni a pagamento: la loro forza è proprio il fatto che si comportano come desidera l’utente, che le può indirizzare e persino addestrare.

Gli Agents segnano un passaggio cruciale e lo fanno nella più totale trasparenza e chiarezza, fin dalla denominazione: da chatbot “nudi e crudi” che sono in grado di rispondere a domande o generare testi, a veri e propri assistenti virtuali intelligenti e personalizzabili, ideati per automatizzare task reali in totale autonomia.

Le caratteristiche distintive della funzione Agent

I tratti distintivi di ChatGPT Agent sono frutto della combinazione di tre elementi fondamentali, ovvero:

  • Adozione di strumenti integrati. L’Agent può interagire con piattaforme esterne come Google Sheets, Zapier o Notion. Alla base c’è quindi la partnership con il Gigante di Mountain View, che ha saputo posizionarsi sul mercato – ed è proprio il caso di dirlo – in maniera intelligente: a volte come concorrente diretto di OpenAI, diverse altre come realtà complementare. La sinergia sta dando i suoi frutti, come confermano gli Agent. Che però è già in programma vengano rilanciati da Meta.
  • Impiego di una memoria persistente. Questa innovazione consente all’Agent di memorizzare informazioni e preferenze dell’utente nel tempo. Ciò vuol dire che se si danno delle indicazioni alla piattaforma oggi, riesce a “ricordarle” più avanti, nell’immediato come dopo 20 giorni, per fare un esempio.
  • Capacità di automazione autonoma. Il sistema sa opzionare in autonomia i passaggi migliori per completare un compito complesso che gli viene assegnato.

In questo contesto, l’aspetto che più lascia perplessi è il seguente: ma davvero l’Agent pensa come sostiene OpenAI? La questione è aperta, ma a fare la differenza è sempre la persona che sta dietro la macchina, e dunque il modo in cui si utilizza la funzione Agent di ChatGPT.

Che rimane un assistente virtuale, onde per cui la sostanza, di fondo, resta la stessa: di suo non pensa, è un esecutore. Cambia il modo in cui è in grado di fare da assistente.

Esempi pratici di cosa si può fare con ChatGPT Agent

Finora ci siamo soffermati più sugli aspetti di natura teorica ma è giunto il momento di passare più al lato pratico, analizzando che cosa è capace di fare la funzione Agent di ChatGPT.

Si tratta di una soluzione che presenta una molteplicità di potenzialità applicative per quanto concerne la routine professionale.

Il valore aggiunto risiede nella possibilità di automatizzare intere sequenze operative, cosa che di prassi richiederebbe la sinergia di più programmi, competenze tecniche e persino interventi manuali ripetitivi.

Ecco alcuni esempi di cosa si può fare con ChatGPT Agent:

  • Creazione automatica di un piano editoriale settimanale. ChatGPT è già un ottimo supporto per la creazione di piani editoriali. La novità è che ora può attingere a piattaforme esterne, tra cui Feedly: un aggregatore di notizie che dà modo di leggere tutti gli articoli tramite un’unica applicazione;
  • Creazione di report mensili. Anche in questo caso la piattaforma è in grado di semplificare aggregando dei dati che hanno provenienza esterna, interagendo con sistemi come Search Console o Meta Ads.
  • Monitoraggio in tempo reale delle recensioni. L’Agent può essere anche un supporto su Amazon, con cui ricordiamo che OpenAI detiene una partnership, tenendo sotto controllo le recensioni dei prodotti. L’agente può avvisare l’utente se scendono sotto un certo punteggio, grazie all’integrazione con API dedicate.
  • Automatizzazione del calendario. Permette di aggiornare rapidamente la routine professionale, calendarizzando al meglio gli impegni. Può essere inoltre utilizzato per le operazioni della vita non professionale, ad esempio pianificando l’acquisto di ingredienti per ricette complesse.

Ma l’utente come fa ad avere il controllo del processo, un aspetto che abbiamo già menzionato nel paragrafo precedente? Grazie al fatto che i flussi operativi sono gestiti completamente tramite prompt conversazionali, senza scrivere alcun codice.

A fare la differenza, ancora una volta, è l’interfaccia intuitiva della piattaforma di AI generativa, che diventa quindi uno spazio collaborativo in cui l’utente dà l’obiettivo e la mansione da svolgere, mentre l’Agent si occupa del come. La barriera tecnica si abbassa drasticamente e l’automazione diventa plausibile.

Nota finale

Gli Agents hanno come focus il fatto che il ruolo dell’utente rimane centrale, senza sostituirsi a loro. Le persone dovranno però utilizzarli con consapevolezza, per implementarne l’efficienza.

Ciò ha ripercussioni positive anche in termini di sicurezza: è l’utente a dover dare la propria conferma affinché l’Agent possa attivarsi, a fronte di una supervisione costante e la possibilità di intraprendere attività con rischi elevati.

C’è poi un’altra questione, tutt’altro che secondaria. Alla luce della diffusione delle problematiche di prompt injection, ovvero manipolazioni da parte degli hacker dei sistemi di AI generativa, OpenAI ha innalzato i propri standard di cybersecurity.

Il risultato è quindi sì una semplificazione del lavoro quotidiano, con funzionalità avanzate, ma adottando politiche di trasparenza anche per quanto concerne la gestione dei dati dell’utente.